Moscato bianco: l’oro del Monferrato

Il vitigno Moscato bianco ha grappoli compatti di media grandezza, di forma conica, con acini molto serrati e sferici, dalla buccia color giallo dorato che tende all’ambra nelle zone più esposte al sole.

Grappolo di Moscato Bianco d'Asti
Grappolo di Moscato Bianco d’Asti

E’ un vitigno antico, originario delle terre del Vicino Oriente che affacciano al Mediterraneo. Il gusto dolcemente gradevole delle uve si esaltava facendole appassire. I veneziani a partire dal XIV secolo fecero ampio commercio di questo vino aromatico, assai richiesto in Italia dove veniva chiamato “vino greco”. Nel 1500 si prende a farne coltivazione nei territori che ancor oggi lo caratterizzano: è qui che è identificato con il nome meno esotico e meno generico di “muscatellum”.

Dalle sue uve, ed esclusivamente da esse, si producono il Moscato d’Asti e l’Asti spumante. Ambedue rientrano nella generica denominazione Asti, pur essendo vini molto diversi: soltanto il secondo infatti subisce la spumantizzazione, cioè la rifermentazione in bottiglia prodotta dall’introduzione di zuccheri e lieviti selezionati.

Il Moscato d’Asti è un vino leggermente frizzante a basso tenore alcolico, di color paglierino, dal sapore dolce, aromatico e profumo intenso e persistente, con delicati sentori di frutta.

Immagine di vitigni di Moscato a Costigliole
Vitigni di Moscato a Costigliole d’Asti

E’ una delle più caratteristiche ed entusiasmanti creazioni dell’enologia italiana, destinata soprattutto ad accompagnare, nei momenti di festa, i dolci, sia quelli secchi più leggeri sia quelli alla crema. La sua dolce bevibilità e tale accostamento di gusti e sapori lo rendono unico fra i tanti bianchi di recente diffusione commerciale, quasi tutti secchi e dunque meno indicati ad accompagnare i dessert e in genere le occasioni ove si brinda e ci si delizia con torte e pasticcini.

Il Moscato, un vino Doc

Il riconoscimento Doc è del 1967; la prima Denominazione di origine controllata e garantita risale al 1993, poi modificata nel 2011, mentre la prima definizione della zona di produzione è del 1932; oggi comprende cinquantadue comuni situati nelle province di Asti, Cuneo, Alessandria. E’ la regione vinicola piemontese a sud del Po, sono i territori collinari attraversati dai fiumi Tanaro e Bormida: le Langhe e il Monferrato. I colli tondeggianti e morbidi del Monferrato, le colline langarole dalla forma allungata e dal declivio leggero, sui cui crinali corrono le strade di cresta da dove si ammirano paesaggi di vigneti a perdita d’occhio. Ma è nel terreno, privo di rocce e assai friabile, oltreché ovviamente nel sole, la ricchezza di questo vino unico e inconfondibile.  

Per il Moscato d’Asti non è previsto per legge un tempo minimo di invecchiamento; è tuttavia un vino da bersi preferibilmente giovane, nel tempo di un anno, un anno e mezzo al massimo.

Immagine di una vecchia etichetta di Moscato d'Asti superiore
Vecchia etichetta per bottiglie di Moscato d’Asti

Il Consorzio per la tutela dell’Asti sin dal 1934 si è dato il compito non solo di garantire l’origine, le tecniche di produzione e la qualità, ma anche di far conoscere e diffondere questa eccellenza in tutto il mondo. È così che, secondo gli usi della tradizione alimentare dei vari Paesi, ha preso a essere abbinato anche a cibi salati, o ricchi di spezie o di gusto più piccante.

Moscato bianco: l’oro del Monferrato

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