I paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo vantano una produzione vinicola che è certo non molto nota, ma è antica quanto la loro civiltà, frutto di una tradizione e di un sapere materiale che data millenni e che tuttora si conserva immutato in molti tratti.
Ne viene una qualità media di assoluta eccellenza e capacità di competere con l’agguerrita concorrenza dei molti vini di ben più consolidata fama, presenti in grande quantità e qualità nei nostri mercati e abitualmente consumati.
L’isola di Cipro, la Turchia, il Libano, Israele, e nel nord Africa la Tunisia, l’Algeria e il Marocco vantano vini rossi e bianchi, e non solo, degni a pieno merito di essere conosciuti e apprezzati.
Caratteristica comune di tutte queste zone è la compresenza di vitigni stranieri, provenienti dalla Francia soprattutto, a fianco dei quali si conservano produzioni assai caratteristiche con base autoctona, la cui conoscenza fuori dai confini nazionali è limitata tranne che per quelle etichette in cui ha avuto buon successo la mescolanza fra le diverse provenienze.
Cipro
La vinificazione sull’isola si calcola che risalga a circa 6000 anni fa. Lo Xynisteri, il Mavro e il Maratheftiko, i vitigni autoctoni più diffusi, sono da sempre presenti in queste terre. In diverse combinazioni vengono utilizzati nella produzione del Commandaria, vino bianco dolce da dessert della regione omonima, sul versante meridionale dei monti Troodos, che prende nome da La Grande Commanderie, come ai tempi delle Crociate battezzarono la loro guarnigione i Cavalieri di San Giovanni dopo averla sottratta al dominio di Riccardo I Cuor di Leone. È una sapiente mescolanza di uve rosse Maratheftiko e uve bianche Xynisteri, che alcuni ancora producono fedelmente secondo una tradizione che si vuol far risalire ai tempi della Grecia omerica: grandi giare di terracotta rivestite di una mescola di pece, cenere di vite, peli di capra, poi messe sotto terra. Il risultato di questa pratica è un vino liquoroso dal gusto ricco e forte.
La viticoltura cipriota, già nota da tempo per le ingenti e remunerative esportazioni di uno sherry di ottima qualità nei paesi anglosassoni, produce parecchi vini da tavola: quelli rossi hanno sapore fruttato, sono generosi, piuttosto tannici, secondo le preferenze del gusto locale. I loro nomi: Othello, Afames, Kykko, Olimbos. I bianchi sono tendenti al secco, con un retrogusto particolare: il più qualitativo è l’Arsinoé. Più morbido e affabile è l’Aphrodite. A chi cerca un qualche tratto di frizzante va raccomandato il Bellapais.
Turchia
Altrettanto antica è anche la storia enologica turca: valgano ad esempio il Misket della zona dell’Anatolia, considerato il capostipite del ben più famoso Moscato; il Pramnios citato addirittura da Omero, coltivato nelle terre intorno alla mitica città di Smirne, che oggi ha nome Izmir. A fronte di una grande produzione di uva, quella di vino è assai ridotta, e ancor meno conosciuta poiché è scarsa l’esportazione, pur se in aumento in tempi recenti a confronto di quella tradizionale dell’uva passa. A parte i vini francesi, gli autoctoni più diffusi nel paese sono il rosso Buzbag e il bianco Trakya. Da segnalare il vitigno a bacca nera Okuzgozu, e quelli a bacca bianca Bogazkere e Narince.
Libano
Pur se condizionati dalle non sempre favorevoli condizioni climatiche, i vini libanesi sono ben quotati. Quelli rossi prevalgono ampiamente: il più famoso è lo Chateau Musar, che ha chiare ascendenze francesi, prodotto com’è a partire dal vitigno cabernet sauvignon originario della Gironda. Lasciato maturare a lungo in bottiglia, raggiunge in talune annate una qualità degna di quelli di Francia.
Israele
Offre un ricco catalogo di vini da tavola sia rossi (corposi e dolci) che bianchi (tipo Tocai), oltre a moscati d’intensa tonalità dorata e spumanti prodotti con il metodo champenois. Negli ultimi anni la produzione si è maggiormente orientata a vini da tavola secchi o demi sec che incontrano crescente favore. Il vitigno nero Syrah rappresenta oltre un quinto dell’intera superficie. Altre specie autoctone l’Obeidi, il Merwah e l’Aramon, che sono parte integrante della produzione dell’Arak, il liquore nazionale, un distillato di vino aromatizzato all’anice e servito diluito con acqua e ghiaccio. Con l’Obeidi e il Merwah si produce anche lo Château Musar Blanc, uno dei più conosciuti e affermati.
Nord Africa
L’Algeria è stata per lungo tempo fonte generosa di vini di gradazione alcolica piuttosto alta, molti dei quali destinati al mercato estero dei vini da tavola, esportazione quasi tutta assorbita dalla Francia, dove venivano usati per tagliare vini ordinari ed elevarne il grado. L’indipendenza dalla madre patria ha penalizzato tale commercio, cui si aggiunse la proibizione delle bevande alcoliche imposta dalla religione musulmana a prostrare duramente anche il mercato nazionale. Si sono tentate con un certo successo due diverse soluzioni: da una parte attivando nuove relazioni commerciali con i paesi dell’Est Europa, Unione Sovietica e poi Russia in particolar modo; dall’altra trasferendo molti dei vigneti più fecondi dalla zona costiera verso terreni interni più elevati, dove la minor quantità è stata nettamente compensata da una qualità superiore.
La Tunisia ha vini rossi di media qualità, e bianchi liquorosi fatti con uve moscato.
La produzione vinicola in Marocco ha meno antiche e nobili radici, tuttavia vanta dei rossi rosati di discreto pregio, il più famoso dei quali è il Boulaouane, prodotto a partire da uve Merlot, Shiraz-Syrah, Cabernet Sauvignon.
Crediti: Azienda vinicola a Cipro, Cappadocia-Turchia, Libano, Valle Israele Crediti copertina: Grappolo d'uva, Tavolo