La rapa (nome scientifico Brassica rapa) è una pianta erbacea che appartiene alla famiglia delle Brassicacee (meglio conosciute con il termine equivalente Crucifere). Una famiglia di ortaggi numerosa e pregiata: comprende infatti il cavolo cappuccio, il cavolfiore, il broccolo, il cavolo verza, il cavolo nero, il crescione, il ravanello, la rucola, il cavolo rapa, il cavoletto di Bruxelles, il rafano. Oltre al kale (cavolo riccio), al pak choi (cavolo cinese), la mizuna (varietà di rapa giapponese), la rutabaga (o navone). Quella che chiamiamo rapa è la radice della pianta, mentre le cime di rapa sono le foglie.
Un ortaggio umile
Originario dell’Asia centrale, era già noto ai Greci e ai Romani: Plinio il Vecchio, naturalista del I secolo d.C., ne enumera sei tipi diversi; il poeta latino Marziale lo cita come cibo immancabile alla tavola degli dei dell’Olimpo. Al di là degli encomi celebrativi delle sue virtù, è considerato da sempre un ortaggio povero e umile, che ha però il grande pregio di essere facilmente conservabile; compare sin da tempi molto antichi in svariate preparazioni tipiche della cucina popolare, nella quale il suo uso è essenziale almeno sino a quando all’inizio del XVI secolo giunge dalle Americhe la patata ad affiancarla nel consumo quotidiano dei ceti meno abbienti.
Le varietà
È una verdura invernale, le cui primizie si gustano all’avvento della primavera. Ne esistono una trentina di specie, con forme e dimensioni anche molto variate, e colori che vanno dal bianco al violetto al giallo al nero. Le più note e consumate da noi sono la rapa di Milano, di tonalità bianco-viola e forma sferica appiattita, la rapa Norfolk e la rapa Nancy, più tondeggianti. E poi la rapa bianca, di dimensioni maggiori e sapore più dolce, la rapa di maggio conosciuta anche come la Precoce, la Nantese e la Croissy, anch’esse bianche ma di forma oblunga. Da citare come curiosità una specie del tutto assente dai banchi dei nostri mercati, quasi dimenticata anche se di antica nobiltà e ora coltivata non lontano, principalmente in Olanda: la rapa gialla sfera d’oro, dalla pasta più fine e dal sapore molto amabile.
Proprietà nutrizionali e apporti benefici
Cento grammi di rape, pesate dopo bollitura in acqua senza aggiunta di sale, forniscono in media 36 calorie (un indice calorico piuttosto basso), di cui il 20 per cento sono costituite da proteine (1,9 grammi) e l’80 per cento da carboidrati (7,5 grammi). Poche le fibre, mentre sono del tutto assenti i grassi, dunque zero colesterolo.
Le proprietà anti-ossidanti provengono dal contenuto di minerali (soprattutto potassio, calcio, sodio e fosforo) e vitamine: quelle del gruppo B (1 tiamina, 2 riboflavina, 3 niacina), la vitamina A (il retinolo prezioso per la vista), la vitamina C a protezione del sistema immunitario e per la riduzione dei radicali liberi, oltre a favorire la produzione del collagene responsabile della struttura della pelle.
La grande quantità d’acqua che le rape bianche contengono (oltre l’80 per cento) e in più il vantaggioso rapporto quantitativo fra potassio (intorno ai 200 mg) e sodio (appena 30 mg) spiegano il loro effetto diuretico.
Non si segnalano contro-indicazioni nell’assunzione contemporanea di medicinali o altre sostanze curative comunque intese. Va peraltro ricordata qualche possibile difficoltà di digestione dovuta alla presenza della cellulosa.
Un rimedio della nonna
Tagliare una rapa trasversalmente, scavarne un poco la polpa centrale così da metterci uno-due cucchiaini di zucchero; lasciare che si sciolga e si mescoli così alla pasta della rapa ammorbidendola. La medicina popolare giura che un cucchino del dolce succo è il miglior rimedio contro la tosse stizzosa.
In cucina
Cotta o cruda o, meglio ancora, glassata, è da gustare sperimentandone il sapore particolare in abbinamento con la salsa di soia, lo zucchero, la cannella, la noce moscata, la curcuma, lo sciroppo d’acero.
Modi di dire
Non è certo un complimento testa di rapa: chiamare così qualcuno significa sottolineare il suo poco cervello, l’ottusità cocciuta, insomma dargli del “testone” e dello stupidino: l’allusione è ovviamente alla scarsa sostanza e alla povertà nutritiva dell’ortaggio.
Tagliarsi i capelli a zero, rasarsi completamente mostrando una testa liscia e bianca si dice raparsi, e qui il riferimento, piuttosto che alla sostanza, è alla forma. A tal proposito, è leggendaria e assolutamente da non perdere un’avventura a fumetti di Topolino (siamo a fine anni 60) dal titolo “Topolino e Pippo e i rapiti rapati”, benevola presa in giro dei “capelloni” di allora, non senza tocchi di autentica genialità espressiva.
Crediti: Cavolo rapa, Rape bianche, Succo barbabietola Copertina: Rape colorate, Cavolo rapa