Si va diffondendo sempre più fra i consumatori il desiderio o la semplice curiosità di “provare” un latte vegetale, attirati nella decisione e nella scelta dalle numerose varietà che la grande distribuzione offre sempre più largamente, guidata da una pubblicità che sobriamente e senza clamore ne descrive i pregi, talvolta sottolineando di aver convertito parte della propria linea produttiva a scapito del tradizionale latte vaccino.
Latte, anzi bevanda
I cui produttori – detto per inciso – non hanno affatto gradito che anch’esso venga chiamato “latte”, premendo e infine imponendo sulla confezione di tali alimenti la dizione generica “bevanda” così da tutelare l’acquirente da dubbi e confusione, e soprattutto se stessi da quella che ritengono concorrenza sleale.
Ma davvero i latti vegetali sono concorrenziali al latte animale? Come possono esserlo, tanto evidente e immediata si dimostra la loro totale diversità per origine e preparazione? È sufficiente il gusto, o il colore, o la consistenza, che vagamente lo ricordano?
Un’alternativa al latte vaccino
Essi sono piuttosto un’alternativa. Su cui non sono poche – e in numero crescente – le persone che si interrogano e poi si informano, non senza dubbi crescenti di essere ingannati sul cibo che, molto spesso per pura e passiva consuetudine, consumano da anni come la migliore fonte di benessere e gusto, e dunque il più indicato per sé e la propria salute.
Dubbi e domande
Ci si chiede: quanto è “naturale” il fatto che l’uomo sia l’unico animale che si nutre del latte di altre specie? Certo è piuttosto ricco di nutrienti, ma nessuno osa affermare che il suo apporto dietetico sia essenziale. Anzi: studi approfonditi e degni di fede rivelano, per esempio, che nel meccanismo di fissazione del calcio alle ossa il tanto raccomandato latte vaccino sia, anziché fattore decisivo, un antagonista se non un vero e proprio inibitore, tale da generare fragilità ossea.
A ciò si aggiungano le considerazioni per nulla banali sulle nostre peculiarità fisiologiche e metaboliche: la bocca, lo stomaco e l’intestino provano che l’uomo è costituzionalmente frugivoro, fatto per cibarsi di semi, bacche, frutta, legumi; solo le mutazioni genetiche avvenute nel corso dell’evoluzione in alcune popolazioni umane gli hanno consentito di sintetizzare enzimi capaci di digerire la carne e i latticini.
Meccanismo metabolico che è quasi del tutto assente in molti paesi orientali, e che in Occidente spesso funziona male, o per nulla affatto.
Saperne di più
Ed ecco evidenziarsi le principali ragioni che suggeriscono tale scelta alternativa: l’intolleranza e l’allergia, e inoltre valori di colesterolo nel sangue superiori a 200.
L’intolleranza al lattosio contenuto nel latte e suoi derivati causa problemi a stomaco e intestino che si manifestano con gonfiore persistente, crampi dolorosi, diarrea sciolta. Deriva dalla mancanza dell’enzima lattasi, deputato a scindere il lattosio nei due zuccheri di cui è composto, il galattosio e il glucosio. Senza possedere quell’enzima assumere latte è del tutto inutile, anzi nocivo.
Ancor più grave è l’allergia: gli individui che hanno elaborato anticorpi che si attivano per attaccare alcune delle proteine presenti nel latte e latticini manifestano tale reazione difensiva con difficoltà respiratoria e senso di soffocamento (la “fame d’aria” o in termine medico dispnea), vomito, intense eruzioni cutanee. Si può giungere allo shock anafilattico, in cui la produzione di istamina induce crisi cardiaca e circolatoria, violento abbassamento della pressione, sino al collasso; in tali casi è vitale la somministrazione di adrenalina da personale medico.
Cambiare abitudini alimentari
Ai motivi dettati dalla crescente sensibilizzazione alle problematiche ambientali (gli allevamenti intensivi – è ormai provato – sono fra le principali fonti di inquinamento; le cifre sottolineano che nella produzione delle bevande vegetali si emette solo un terzo dei gas serra rispetto al latte bovino) e alle posizioni etico-filosofiche contro lo sfruttamento animale e per una progressiva riconversione “verde” dell’intera economia del pianeta, si aggiungono considerazioni spicciole sulla convenienza dei latti vegetali dal punto di vista nutrizionale e dietetico.
A essi, al loro gusto e alle loro proprietà si rivolgono e si affidano oggi oltre 12 milioni di consumatori, cifra in tendenziale aumento.
L’apporto di nutrienti
I latti vegetali non contengono antibiotici, sono ogm-free, senza glutine, né lattosio, né caseina, né colesterolo. Anzi, in quello di soia la lecitina ne induce utilmente il controllo e la diminuzione. Altro suo pregio è la presenza di acidi grassi essenziali omega-3. In tutti ovviamente da sottolineare la quota, pur modesta, di fibre. Infine compare spesso nell’elenco degli ingredienti l’aggiunta a scopo di integrazione di calcio, vitamina D e vitamina B-12, forse per non far rimpiangere agli indecisi il latte vaccino, che d’altronde, come già detto, non li contiene in esclusiva.
I valori nutrizionali variano anche sensibilmente in rapporto all’ingrediente base. Qualche esempio: in calorie il latte di riso supera quello vaccino, che a sua volta ne vanta il doppio del latte di soia; quest’ultimo è assai ricco soprattutto di proteine; tutti i latti vegetali contengono pochi o pochissimi grassi; è ancora il latte di riso che spadroneggia per la quota di zuccheri anche a confronto del vaccino; il latte di mandorle e quello di avena sono piuttosto energetici.
In tabella i valori dei principali latti vegetali a confronto con il latte vaccino, espressi in grammi:
vaccino intero | soia | mandorle | riso | avena | |
calorie | 63 | 32 | 51 | 70 | 47 |
proteine | 3.3 | 2.9 | 1 | 0.3 | 1.4 |
grassi | 3.6 | 1.9 | 2.3 | 1 | 1.6 |
zuccheri | 4.7 | 0.8 | 6.6 | 15 | 6.6 |
colesterolo (mg) | 11 | 0 | 0 | 0 | 0 |
fibra | 0 | tracce | 0.3 | 0.03 | 0.8 |
Una grande varietà di bevande vegetali
Oltre a quelli citati, certo i più conosciuti e di più diffuso consumo, vanno ricordati i latti di:
amaranto, anacardi, arachidi, canapa, castagne, cocco, farro, lupino, miglio, nocciole, noci, orzo, pisello, quinoa, semi di chia, semi di girasole, semi di lino, semi di sesamo. E molti altri, ottenuti mescolandoli.
Siano preferenze di palato o ragioni di benessere e cura della salute, ognuno può trovare il suo latte. Pardon, la sua bevanda.
Rimandiamo a ulteriori approfondimenti, con offerta di ricette per chi voglia provare a farseli in casa.
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