Apprezzare la malvasia è facile e gradevole, parlarne dettagliatamente ben più difficile: sono infatti diciassette i tipi di questo vino presenti in Italia.
Può essere a frutto bianco oppure nero: colore giallo-ambrato, con profumo intenso e un sapore corposo che richiama il muschio e l’albicocca; oppure rosso luminoso con sentori delicati di ciliegia e frutti di bosco. Ne derivano vini più o meno fermi o frizzanti; spumanti, passiti o liquorosi. La gradazione va dai 12 ai 14 gradi. Ottimo per gli aperitivi (trovi in questo articolo un po’ di ricette per gli appetizer), o a fine pasto con gli immancabili baci di dama, amaretti, paste di meliga, canestrelli.
L’origine
Il vitigno è assai antico, e originario della Grecia: furono proprio i greci che lo portarono con sé conquistando le isole Lipari, dove allignò così trionfalmente da produrre una varietà unica e inconfondibile.
Il nome, adattato all’italiano, è quello di Monemvasìa, il principale scalo del Peloponneso dove già dal XIII secolo i mercanti genovesi e veneziani imbarcavano verso l’Italia i rinomati e costosissimi vini dolci, di molto corpo, provenienti da Candia, nell’isola di Creta. Quando i Turchi conquistarono questo e altri centri nevralgici del commercio occidentale, le secolari importazioni di vini denominati genericamente “malvasia” si interruppero.
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La diffusione in Italia
Si tentò allora la diffusione e la coltivazione sul nostro territorio partendo dalle barbatelle, le radici della vite che per la forma davano l’idea di una barba. Con notevole successo già nel Seicento. Il modo in cui il vitigno si adattò ai diversi climi e alle diverse tipologie di suolo presenti sul nostro territorio spiega le varietà di questo vino tuttora presenti e caratteristiche dal Piemonte sino alle isole, in Sardegna, Istria, Toscana, Lazio, Emilia, Calabria, Puglia. Da rilevare viceversa le minime variazioni, lungo il tempo e lo spazio, nel processo di produzione.
L’eccellenza
Tra le più apprezzate: la già citata Malvasia delle Lipari (molto aromatica), quella di Toscana (che entra anche nella produzione del Chianti), quella nera di Brindisi, quella di Sardegna. Da citare anche due malvasie piemontesi, ambedue di bacca nera: quella di Schierano, coltivata fra il Torinese e l’Astigiano (mescolata con uve Freisa dà la Malvasia di Castelnuovo Don Bosco), e quella Doc di Casorzo d’Asti, prodotta unicamente nei circa cento ettari del territorio comunale.
Tutte le varietà
Per dovere di completezza, ecco quelle non ancora citate delle diciassette varietà appartenenti al gruppo delle Malvasie, così come riportato nel Registro Nazionale Varietà di Vite:
- Malvasia Bianca,
- Malvasia Bianca di Basilicata,
- Malvasia Bianca di Candia,
- Malvasia Bianca lunga,
- Malvasia del Lazio,
- Malvasia di Candia aromatica,
- Malvasia di Sardegna,
- Malvasia Istriana,
- Malvasia Nera e Bianca di Basilicata,
- Malvasia Nera di Lecce
- Malvasia Rosa.
Crediti: Vitigno, Vite, Bicchiere Immagine di copertina: Bicchieri